IL “VECCHIO CARO BUONSENSO” NON È OTTIMA GUIDA

Conosco Sandra Tafner da tanti decenni, da quando negli anni ’70 – ’80, da “avvocato dei bambini”, cominciavo a scrivere sui loro diritti; e lei scriveva che i miei occhi si illuminavano quando parlavo di questi argomenti. Seguo ora i suoi stimolanti interventi settimanali, pieni di buonsenso e razionalità. Lei stessa, su l’Adige del 6 luglio, ci invita a interpretare il mondo “con buonsenso, il vecchio caro buonsenso che alla fine resta sempre un’ottima guida”. È anche una parola simpatica, che attribuisce saggezza a chi la usa.

Ricordo però che fin dai tempi del Liceo imparai da Cartesio, dalla prima pagina del suo “Discorso sul metodo”, che “il buonsenso è la virtù meglio distribuita nel mondo, perché nessuno vuole averne di più”. Manca sempre agli altri, per cui – quando lo si invoca – si chiede agli altri di darci ragione.

Di fronte a un mondo pieno di polemiche e incertezze è molto facile che questa bella e suadente parola sia usata nei discorsi dei Grandi. Salvini la usa spesso; Conte e Di Maio giustificano i loro “interventi di buon senso”; la usano gli esperti della “fase 3”; e l’hanno usata anche leader che nel mondo volevano gestire la pandemia fidandosi del “buonsenso” della gente. In un sol giorno su un giornale l’ho trovata in quattro diversi servizi. È presente nei recenti consigli della SAT per l’accesso ai rifugi: si deve fare con buonsenso.

Il buonsenso è un comportamento molto elastico, per cui chi lo raccomanda si sente giustificato, mentre ogni destinatario si sente rispettato e lasciato libero di fronte alla sua coscienza. Siamo fatti così: abbiamo un cervello dotato di una eccezionale intelligenza, ma non sempre i suoi circuiti sono sotto controllo della nostra coscienza. Sul cervello razionale domina in noi il cervello emotivo e sociale. E questo perché siamo animali molto sociali. Quando reagiamo ad una provocazione, ancor prima che la nostra reazione diventi cosciente, si attiva in noi un filtro che tiene conto della nostra personalità, del nostro ruolo sociale passato e presente, della nostra cultura e delle aspettative che hanno gli altri su di noi. Il nostro atto concreto di risposta non sarà quello più logico, ma quello che tiene conto della nostra posizione sociale.

Il comportamento di un politico è molto condizionato dal fatto che si aspetta in futuro molti consensi, per cui di fronte ad una provocazione le sue reazioni appaiono spontanee ed efficaci, anche se contro la logica. Ci comportiamo in modo da essere il più possibile soddisfatti di noi stessi. Aspiriamo a vincere le discussioni, anche con noi stessi, a giustificarci. Chi analizza il cervello documenta che “la bugia è una componente essenziale dell’essere umano”: e questo lo impariamo fin da bambini. Come scrisse George Steiner, noi possiamo ascoltare Bach e andare poi a lavorare ad Auschwitz, con la coscienza tranquilla. Un intero popolo era convinto che Hitler fosse dotato di buonsenso, si fidava di lui e credeva nelle sue verità.

Il sistema di pensare inconscio e automatico usato dai leader è veloce e soddisfacente; il sistema analitico, freddo, controllato, logico è più lento e più impegnativo. Ma è più razionale, più orientato alla Verità.

Molti mi fan capire che nelle mie decennali campagne e “prediche” sui massimi diritti del Neonato umano c’è troppa razionalità e utopia. E questo anche se sono coerenti con quanto afferma tutto il mondo delle scienze educative e pediatriche: i bambini devono essere educati soprattutto nei primi anni di vita alla verità, alla sobrietà, alla fraternità tra i popoli. Troppi genitori pensano di agire “con buonsenso” quando si vizia un figlio o quando si danno esempi negativi di comportamento. Il telefonino nei primi anni? Perché no? Si può dare, basta usare “buonsenso”… Educare i bambini soprattutto “nella verità” è imperativo per cambiare il mondo, come scrisse Gandhi. Questo percorso è più razionale, più responsabile, certamente più difficile: si basa su “numeri” di efficacia e di efficienza, escludendo opinioni personali e buonsenso.

Non si fa col buonsenso la prevenzione (salute, vaccini, cibo, comportamento)”: questo stava scritto nelle 80.000 copie del libro “Bambini sani e felici”, diffuso dal 1980 e commentato per 30 anni in tutta la provincia in 14 edizioni. Non dimentichiamo che, nei decenni passati, ostetrici e pediatri in sintonia avevano diffuso una “cultura della nascita” basata su prevenzione e razionalità: e in Trentino erano stati ridotti ai minimi livelli mondiali i tassi di mortalità infantile, con dati altissimi di allattamento al seno. Giusto così!

Dino Pedrotti, biologo e neonatologo

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