Editoriale del dr. Pedrotti: EDUCARE ALLA “FRATERNITÀ”, PER ESSERE “LIBERI & UGUALI”!

l’Adige 10 maggio 2020 – pag. 1 e 39

Come dovrà cambiare il mondo nei mesi e negli anni prossimi? Un virus ha sconvolto in pochi mesi tutte le

nazioni del mondo; politica, economia, sanità, scuola si sono trovate impreparate a gestire l’evento. Ora si dovranno inventare nuove strategie di sopravvivenza in un mondo in cui già tutti sono contro tutti.

Ci fa piacere quando leggiamo che l’Occidente sta organizzando strategie collaborative tra stati per preparare un vaccino. Pur tra molti contrasti, si sta discutendo anche su come collaborare tra stati europei più ricchi e più poveri. Prevalgono però i pessimisti che mettono un nuovo mondo migliore tra le utopie e i sogni. Convertire i Grandi del mondo alla “fraternità tra i popoli” sarà certamente molto difficile.

Di fraternità parla spesso il papa; e il tema è stato trattato anche dal nostro arcivescovo in cattedrale. Fraternità e spirito di servizio sono parole vissute da singoli cirenei volontari e da tanto volontariato. La parola fraternità è molto trascurata, anche se tutti sanno che era la terza parola del motto della rivoluzione francese. È stata sempre interpretata come invito a stare uniti sì, ma “contro qualcuno”.

Ci piace cantare “Fratelli d’Italia”, anche se questo inno invoca la nostra vittoria (ovviamente sui nostri nemici!). Fratelli d’Italia è un partito di destra spinta; la massoneria è una “comunione di fratelli” e la Lega di Pontida ci vuole “fratelli su libero suol”. Nelle nostre scelte individualiste e consumiste spesso facciamo finta di fraternizzare, per esempio ai mercatini di Natale (che ci portano sorrisi, soldi, spensieratezza).

Su l’Adige del 30 giugno Lucia Fronza aveva trattato il tema della fraternità, commentando una frase di Scalfari: “è un valore da riscoprire, dopo che l’umanità ha fatto suo patrimonio la libertà e l’uguaglianza”. Come dire che la fraternità deve essere riscoperta, sulla base di una società che già è “libera e uguale”… Ritornerei volentieri su questo tema, perché a me pare che l’umanità si sia oggi ubriacata di queste due belle parole e che non le abbia proprio realizzate; e su questa base imperfetta non riusciremo mai a diventare una comunità di veri fratelli, tutti figli dell’unica Madre Terra, senza diseguaglianze.

Non abbiamo capito che libertà e uguaglianza non possono stare assieme da sole (sono un “ossimoro”!). Se si dà la massima libertà, i più forti e i più furbi creano ovviamente forti diseguaglianze, che portano a guerre, povertà, inquinamento: questo è quel che accade nella nostra società libera. L’uomo è riuscito anche a creare “società di persone uguali”, togliendo però la libertà! Così fecero comunismo e nazismo.

Trump e Salvini continueranno a favorire disuguaglianze, contrasti e conflitti, cause di povertà nei paesi poveri e anche dell’emergenza climatica mondiale che tanto ci assilla. Sempre “in nome della libertà!”.

Nel 1948 l’umanità riconobbe un solo essere “libero e uguale”, il Neonato. Lasciatemelo dire, da neonatologo… Nella Dichiarazione dei Diritti non sta scritto che “siamo liberi e uguali”, ma che “nasciamo liberi e uguali”. Poi, fin dai primi anni di vita, noi educhiamo troppo spesso i figli alle diseguaglianze, a preferire chi è bianco, benvestito, con più giochi, cibi, auto… Li educhiamo a essere primi: “prima noi e i nostri amici”, “prima gli italiani”! Non tolleriamo che il resto del mondo voglia essere uguale a noi. Stava poi scritto che “dotati di ragione, dobbiamo agire in spirito di fraternità”: ma abbiamo usato bene la ragione?

Molti di noi hanno vergogna a pronunciare la parola fraternità. Ci richiama un san Francesco e senz’altro quel Gesù di Nazareth che 2000 anni fa propose l’amore fraterno come base per un mondo nuovo, per un regno di Amore universale. Disse che lo si potrà raggiungere sì, ma “solo se ci si fa bambino”. Duemila anni dopo i vertici dell’ONU propongono esattamente “un mondo a misura di Bambino”, con la motivazione che solo questo “serve l’interesse dell’umanità intera e può garantire il benessere di tutta la futura società”.

Siamo disuguali, perché così ci hanno educato, anche secondo Maria Montessori e don Milani. Per avere cittadini liberi e uguali è razionale che la società investa molto su famiglia e scuola, educando i Piccoli a “mantenersi liberi e uguali”: questi investimenti rendono poi moltissimo, come è ben documentato.

Senza basarci sulle emozioni, dobbiamo ora usare la “ragione” (come ben si scrisse nel 1948)! È razionale educare alla fraternità, investendo anzitutto molto sulla famiglia, “guidati dall’interesse del Bambino” (come dice l’ONU dal 1989); e investire poi su una scuola che educhi alla mondialità, all’Amore universale.

Solo così i bambini potranno essere protagonisti in una società “senza diseguaglianze e veramente libera”.

In pratica, il motto deve essere rovesciato: prima la “fraternità” e poi “uguaglianza e libertà” per tutti.

Dino Pedrotti, neonatologo e bisnonno

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