Da qualche settimana siamo tutti colpiti dal fatto che migliaia di persone, giovani in maggioranza, occupano le piazze delle città solo per far capire ai politici che “ci sono” e che si aspettano una politica diversa da quella urlata. I giornali sono pieni di articoli con diversissime interpretazioni. A destra irridono a questi assembramenti “muti e senza proposte pratiche”. La presidente del Senato ha detto che non hanno significato, perché non propongono programmi concreti. Ma sono i partiti che devono proporre programmi, mentre loro sono senza leader, senza simboli. Attendono solo una politica più razionale e meno viscerale.
Ogni debole sardina, senza simboli e con la sola sua presenza, esprime un semplice messaggio:
“Io ci sono e voi dovete!”. Non urla messaggi studiati a tavolino per attirare consensi, non segue bandiere e simboli… Il “popolo” va anche a morire per un fascio, una falce e martello, una croce, un colore rosso o nero, un motto che si richiami all’Altissimo (Dio lo vuole, Gott mit uns…) o alla madre Patria. Il “popolo” segue da sempre personaggi-idolo come Berlusconi, Salvini, Trump; segue il pifferaio magico di turno che promette vantaggi immediati, mascherati dal cosiddetto “buonsenso”; e non guarda alle future generazioni.
La mia generazione sta assistendo a diverse rivoluzioni epocali, a cominciare da quella del ’68: dopo millenni di autoritarismo e paternalismo ci fu la efficace ma confusa “rivoluzione dei giovani del mondo” (che ha portato anche ad estremismi di destra e sinistra e alla attuale forte crisi della stessa democrazia).
Nel 1989 ci fu poi la caduta del comunismo. Ma nel 1989 ci fu un’altra eccezionale rivoluzioneche i Grandi non citano quasi mai – e io mi permetto di farlo, da neonatologo. Tutto il mondo riconobbe che i diritti del Bambino sono primari rispetto ai diritti dei Grandi (quelli promulgati nel 1948): da trent’anni tutti i Grandi devono assumersi le massime responsabilità verso le future generazioni e il Bambino deve essere “guida” nelle scelte familiari, educative, politiche. È vero che ognuno nasce “libero e uguale” (“nasce”!); ma i Grandi non devono poi educare i bambini né all’obbedienza assoluta né alla disuguaglianza né al permissivismo. Devono solo aiutarlo a realizzare le sue potenzialità.
Se i diritti sono in rapporto alla debolezza (1948-1989), il cittadino titolare dei massimi diritti è il Bambino più piccolo, il Neonato, l’Assoluto della debolezza umana: si presenta nudo nel suo Essere e, secondo educatori ed eticisti (Hans Jonas in particolare), dovrebbe essere lui il punto di riferimento più logico e razionale per una vera politica che guarda alle future generazioni, ad un mondo “a misura di Bambino”. Da anni le Nazioni Unite insistono nel dire che il Bambino deve essere “l’unità di misura del mondo futuro”. Ed è nel suo nome che propongono modelli di politiche molto razionali, come quelli “per un mondo sostenibile” 2015-2030.
Come le sardine in piazza, ogni neonato umano si presenta muto. Genitori, pediatri, educatori, politici devono essere capaci di dargli voce e ascolto: “Io ci sono e voi dovete…”. Le sardine non vogliono avere simboli (il simbolo “sardina” è sì di effetto ma non è trascinante…); ma se il loro obiettivo è vivere in un mondo migliore, dovrebbero avere il Bambino come guida e come simbolo di futuro. Se le sardine cercano una bandiera che non evochi guerre e ingiustizie, nel mondo c’è solo quella dell’Unicef, con un Bambino in braccio a sua madre. I Bambini, protagonisti di questa visione, hanno veramente bisogno di Grandi che dalle piazze, senza urlare, stimolino i politici a convertirsi.
Se si concorda su questo punto fisso di riferimento, questo potrebbe essere l’inizio di un’ultima rivoluzione positiva in un mondo molto confuso e disorientato. Per millenni gli uomini avevano un chiaro punto di riferimento in alto: un Dio e/o un Re per grazia di Dio. Con l’individualismo odierno, le bussole sono impazzite e sono pochi quelli che vedono il mondo con un po’ di ottimismo e razionalità. Ma stiamo forse assistendo a piccoli fatti che potrebbero davvero migliorare il mondo… Negli ultimi decenni abbiamo seguito questa rivoluzione anche in centinaia di articoli su questo giornale, mettendo in questa “piazza” il protagonista del futuro. È vero che il “popolo” consumistico dei mercatini è distratto, ma vedo che poi a casa ascolta le sempre più frequenti provocazioni “dal basso”; e magari si muove qualcosa in ognuno di loro. Ragazzini come Greta, senza urlare, propongono soluzioni serie, a partire dall’ambiente futuro. Aylan, il bimbo morto tre anni fa sul mar Nero, aveva suscitato molta commozione nel mondo; e così i bambini che arrivano in Italia sui barconi, anche senza mamme che sognano per loro altri futuri.
In questi giorni molti frequentano la Mostra su Ospedalino e Bambino trentino nell’ultimo secolo. Nelle discussioni col pubblico emerge il fatto che il Bambino protagonista può essere il vero “altro bandolo della matassa della vita”, da cui ripartire. Le sardine ci danno messaggi di speranza in questa direzione…
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